Serie D : GianlucaDi Marzio .com parla della Favola Due Torri e del carisma di Antonio Venuto

gianluca

Se provate a pronunciare il suo nome nella provincia di Messina, difficilmente troverete qualcuno impreparato sull’argomento. Perché da queste parti Antonio Venuto è conosciuto nella stessa misura dei grandi allenatori internazionali. “Ho venticinque anni di carriera dalla mia parte”, risponde sorridendo. Ed un ‘Corso per Allenatori Professionisti di 1a Categoria UEFA PRO’ superato a Coverciano, con Roberto Baggio, Davide Nicola e Devis Mangia come compagni di banco. Precisazione non da poco.

“Orlandina, S. Agata, Villafranca, Milazzo solo per dirtene alcune: da questa parte dello Stretto, invece, ho guidato la Primavera della Reggina, poi l’HinterReggio. Ho 54 anni, ma la prima stagione in panchina risale al 1990”. Memoria infallibile, Venuto ricorda alla perfezione date, giocatori, gioie e qualche dolore… “Dopo i playout persi e la retrocessione con l’HinterReggio, l’unica della mia carriera, sono stato così male che ho voluto prendere un anno sabbatico”. Spontaneo come pochi, innamorato follemente di un mondo, quello del pallone, che ha fatto suo lottando e faticando. “Tutte le competenze che ho sono frutto dell’esperienza, sono un autodidatta: mai avuto uno sponsor, né un procuratore. E pensandoci bene, forse, questo ha un po’ frenato la mia carriera”.

Anche perché guardando il curriculum… “Gli anni più belli sicuramente a Milazzo, dove ho preso la squadra in Eccellenza e nel giro di tre anni siamo arrivati a disputare uno spareggio per accedere in C2, perso contro l’Avellino – racconta Antonio Venuto ai microfoni di GianlucaDiMarzio.com – poi l’esperienza alla Primavera della Reggina e la grande delusione per aver solo sfiorato la panchina della Prima Squadra che all’epoca militava in Serie B: in quella stagione gli amaranto partirono con Breda, poi lo sostituì Gregucci ma le cose non andarono bene ugualmente. In società mi fecero intendere che sarebbe toccato a me, invece richiamarono nuovamente Breda. Lo ammetto, fu una grande delusione”.

Acqua passata, il presente si chiama Due Torri, Serie D: “La mia seconda famiglia. Qui ho allenato da giovanissimo centrando la qualificazione in Eccellenza e sono ritornato lo scorso anno: settimo posto in campionato e miglior difesa di tutta Italia con soli sette gol subiti nel girone di ritorno. Quest’anno siamo quarti in classifica e fino ad oggi abbiamo subito solo otto reti in quindici gare, ma considera che sei le abbiamo prese in due partite”. Un miracolo calcistico per un paesino, Piraino in provincia di Messina, di quasi 4000 abitanti. “Abbiamo un budget limitatissimo, sopravviviamo solo grazie alla passione ed ai sacrifici dei dirigenti che si autotassano per permetterci di andare avanti. Il mio staff, ad esempio, è composto solo da un preparatore dei portieri e da un massaggiatore part time: io faccio da ds, dg, allenatore in seconda, preparatore atletico”.

Una favola moderna, ma il segreto? “Giochiamo in dodici, è questa la nostra forza”. Dodici? “Sì, sì, proprio così. E sai perché?”, attendo incuriosito una risposta che non tarda ad arrivare. “Marco Salmeri, giocava in questa squadra, è morto tre anni fa in un incidente stradale, aveva 23 anni. Lui da quel momento scende sempre in campo insieme a noi, vive attraverso i nostri gesti. E ci dà la forza per andare avanti anche nei momenti difficili, è il nostro uomo in più”. Qualche secondo di commozione, poi Venuto svela un altro dei componenti alla base del successo del Due Torri: “Se mi osservi la domenica in panchina mi troverai quasi sempre con una polo rossa. Lo ammetto, sono molto scaramantico! Ma a fine partita, che si vinca o si perda, con i ragazzi andiamo sempre al bar…”.

Idee chiare e quella voglia di sognare che si percepisce dai racconti di Venuto: “Sarri dà speranza a tutti, lui è uno che viene dalla gavetta ed è una splendida eccezione in un calcio dove la meritocrazia sembra non esistere. Mi ispiro a lui, mi rivedo in lui. Sono sincero, mi piacerebbe molto conoscerlo di persona. E chissà, magari salire anche io di qualche gradino, iniziare nuovamente la scalata…”. Il patentino UEFA PRO, d’altronde, è sempre lì ben custodito nel cassetto. Bisogna solo spolverarlo un po’.

http://gianlucadimarzio.com/news-cat/la-polo-rossa-sarri-come-modello-e-una-favola-chiamata-due-torri-venuto-il-segreto-giochiamo-in-dodici/