Marc Marquez e il 2019 da padrone assoluto della MotoGp

Un dejà vu del 2014. Anno in cui si era visto il miglior Marc Marquez di sempre prima della straordinaria stagione conclusasi ieri con l’ennesima sinfonia suonata sotto il traguardo di Valencia. Con la gara di domenica disputatasi in terra spagnola e che ha dichiarato ufficialmente il rompete le righe sul 2019, l’impressione è che in sia in casa Ducati come in Yamaha si debba lavorare molto per cercare nel 2020 di interrompere o (almeno) limitare lo strapotere del fenomeno di Cervera. Le 12 vittorie del 2019 certificano come MM93 abbia pochissimi punti deboli, avvalorati soprattutto da una costanza di risultati che lo porta ad essere sempre presente sul podio anche quando non si trova perfettamente al top ed è costretto a limitare i danni con un secondo o un terzo posto. Dopo aver (ancora una volta) perso il duello all’ultima curva con Andrea Dovizioso nella gara inaugurale del Qatar, il tris di vittorie ottenuto tra Argentina, Spagna e Francia ha permesso di mandare, già all’alba della stagione, un segnale importante a tutta la concorrenza (Ducati e Dovi in primis), che anche quest’anno lo spagnolo sarebbe stato il vero padrone del Mondiale e che solamente lui poteva decidere le sorti della Classifica Piloti.

Nel bel mezzo del triplete di successi, da appuntare probabilmente l’unico neo negativo della stagione di Magic Marc. La caduta di Austin gli ha infatti negato il poker di successi consecutivi dopo sole 5 gare e ha permesso a Alex Rins di conquistare la prima affermazione in carriera sulla pista americana. Detto dei due secondi posti conquistati al Mugello ed a Assen nel mese di giugno, i trionfi di Barcellona e Sanchsering maturati prima della pausa estiva hanno permesso al pilota della Honda di andare in vacanza con un vantaggio di 58 punti su Andrea Dovizioso. Il forlivese non ha potuto far altro che limitare i danni, cogliere tutte le occasioni che si presentavano dinanzi a lui per conquistare il massimo risultato possibile e salvaguardare il secondo posto nella Classifica iridata. Detto dell’ennesima cavalcata trionfale di Marquez a Brno nel G.P. che ha segnato l’inizio della seconda parte di campionato, in Austria matura invece per Marquez la seconda sconfitta stagionale nel corpo a corpo con Dovizioso.

In quello che sembra essere un revaival del 2017, Dovi riesce a prendersi una vittoria insperata con un sorpasso (ai limiti dell’impossibile) all’ultima curva su MM93. Che sembra non girare per il verso giusto per Marquez nei duelli corpo a corpo, lo testimonia la successiva gara di Silverstone a fine agosto. Alex Rins nell’occasione si permette il lusso di fare lo scherzetto allo spagnolo della Honda analogo a quello di Dovi in Austria, per infilarlo all’ultima curva e andarsi a prendere la seconda affermazione personale del 2019. Da Misano in poi avviene però per Marquez la “svolta” per quanto riguarda la lotta nei corpo a corpo (un bene per lui, un male per gli avversari che hanno trovato probabilmente un’arma per riuscire a batterlo).

Se ad Aragon si toglie la soddisfazione di trionfare al culmine di una gara dominata dall’ inizio alla fine, tra la Romagna, Buriman e Motegi Marquez riesce infatti a sconfiggere la sindrome dei duelli persi all’ultima curva. In tutte e tre le gare, è Fabio Quartararò che lo mette nelle condizioni di dare il massimo per riuscire ad avere la meglio dopo un duello tirato fino allo sventolare della bandiera a scacchi. Le vittorie di Valencia e Philip Island con in mezzo il secondo posto di Sepang, servono solo ad aggiornare le sue statistiche alla voce vittorie e podi conquistati in carriera e permettono di aumentare sempre più il gap nella Classifica Iridata sui suoi (potenziali) avversari. Archiviato nel 2019 da dominatore assoluto, l’obiettivo in vista del 2020 è quello di estendere ancora la propria supremazia sul Mondiale Motogp e conquistare il nono titolo mondiale della sua carriera che gli permetterebbe di raggiungere Valentino Rossi nella speciale classifica dei piloti plurivincitori del Motomondiale e Tony Cairoli nell’ipotesi che l’orizzonte si allargasse sul Motociclismo Mondiale.